Arnold Schonberg



Il golpe modernista avvenne nel 1908, quando Arnold Schonberg decise di abbandonare la struttura della musica classica. Questo gesto è paragonabile a quello di un romanziere che abbandoni la trama.
Prima di Schonberg, tutte le sinfonie seguivano alcune semplici regole: introduzione con la triade di tonica, un accordo di tre note, il baricentro della musica, poi si allontanava attentamente, ma non troppo, concludendosi con il ritorno trionfante sulla tonica e un felice suono di un finale armonico. Per Schonberg tutto ciò era soffocante: voleva che la struttura della sua musica riflettesse le sue esigenze espressive. Cominciò a sognare il giorno in cui la sinfonia si sarebbe affrancata dai clichè della scala a sette note.

Nel Quartetto per archi n. 2 in fa diesis minore, op. 10, nel 1908, Schonberg adopera la rivoluzione: nel terzo movimento la struttura tonale è completamente annientata. Nessun suono armonico dura più di qualche secondo, l’opera nel suo insieme è condotta solo dalle sue parti. La musica classica è stata decostruita. Doveva sentirsi libero dalla forma, perché la forma musicale aveva cessato di significare alcunché. La grande moltitudine di dissonanze non poteva più essere soppressa o censurata. Schonberg aveva smesso di seguire le regole di tutti gli altri: ora scriveva le sue.

Ma l'intuizione del giovane Schönberg, così come ci viene raccontata nel suo Manuale di Armonia (1911), è dunque che il sistema tonale ha raggiunto i suoi limiti con Wagner. È necessario introdurre i concetti di tonalità allargata ed emancipazione della dissonanza, che consentono di sistematizzare in modo diverso l'uso di consonanza e dissonanza (considerata nel sistema di Schönberg una consonanza lontana).

Il Pierrot Lunaire, composizione del 1912, ricalca questo primo concetto di atonalità (termine peraltro che veniva rifiutato dal compositore che preferiva parlare di pantonalità): eseguita per la prima volta a Berlino il 16 ottobre del 1912, è forse l'opera più famosa di Schönberg ed è considerata una sorta di manifesto dell'espressionismo musicale, si usa definire la propensione di un artista a privilegiare, esasperandolo, il lato emotivo della realtà rispetto a quello percepibile oggettivamente.

L’instabilità tonale estrema, dovuta alla mancanza di qualsiasi centro di attrazione armonica, è utilizzata come specchio dell'estrema instabilità psicologica, ovvero dell'illogicità propria della dimensione onirica.Tipici della musica espressionista sono la tecnica atonale o pantonale, l'adozione dello Sprechgesang o canto parlato, e, specie in Erwartung, la concezione dell'opera d'arte come espressione dell'Urschrei, grido originario dell'anima in preda all'orrore e all'angoscia. Il principio è dunque quello di escludere qualsiasi gravitazione tonale e ciò si ottiene evitando l'uso delle scale diatoniche per servirsi il più liberamente possibile dell'intera gamma dei dodici suoni cromatici.

Questa riflessione lo condurrà negli anni venti, a teorizzare un sistema di organizzazione formale definito Metodo di composizione con le dodici note, o dodecafonia: denominata anche con il termine di Espressionismo, Atonale (per la mancanza della tonalità imposta) o Seriale, la Dodecafonia nasce dalla voglia di andare contro le regole dell’armonia fino ad allora utilizzate in campo musicale, che ormai stavano tarpando la fantasia e la creatività dei compositori in un gioco di reiterazione della composizione. La Dodecafonia si pone come scopo l’abbattimento delle gerarchie fra i suoni, in modo che tutte le note del sistema temperato possano essere utilizzate nello stesso brano (seguendo le regole dell’armonia, solo le note che rientrano nella tonalità definita all’inizio del brano possono essere utilizzate).